lunedì 27 febbraio 2012

Ho conosciuto la Confraternita (di cui parlo nel libro) due anni prima di iniziare a scrivere Rebis.
Non ho mai saputo quale fosse il nome completo della Confraternita, nè se ne esistesse uno: per quanto ne so gli adepti non hanno alcun bisogno di usare un nome specifico per indicare la Confraternita, visto che sono praticamente telepati.
L'idea di scriverci sopra un racconto non mi è venuta subito, anzi: la loro storia e la loro natura sono tanto aliene dal senso comune che scriverne senza apparire folli mi sebrava impossibile. Ma dopo due anni mi era diventato tutto così familiare da sembrarmi normale. Oppure era la vita normale che mi era diventata altrettanto aliena?

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